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Il blog prima di adesso.

Osservare

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— Seduta sopra il mondo. —
 
 
E’ questione di
attendere.
Qualcosa. Qualcuno.
Attendere: che parola odiosa.
Aspettare è più fine. Ma rende meno.
Non c’è
arguzia. In aspettare.
Non ci sono spilli, non ci sono angoli.
Aspettare è morbido.Vellutato. Facile.
Attendere no. Attendere pizzica.
 
Naaaaaa.
Quante stronzate.
Ti sei mai chiesto la diferenza tra osservare e guardare ?
No?
E’ questione di fini. Scopi.
Cosa stringi in mano? E negli occhi?
 
Io la capirò solo quando ti deciderai a raggiungermi,
la differenza.
Perchè salterò.
Forse.
Da osservare a guardare. E se salterò allora potrò dirlo.
Che il mio posto è questo qua.
 
— Seduta sopra il mondo. —
 
Ah.
E comunque, io, aspetto.
Da adesso.

To be a light unto the world !

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Zaino in spalla e cappello di paglia in testa.
Su di noi la maglietta azzurrina targata Crema.
Sacco a pelo.
Teli recuperati. E riciclati.
Felpa Sydney sotterrata sotto panini, acqua e Nutella.
Pass al collo. Rosso: zona sole.
Zona stelle.
 
Ci sarà un palco. Ci sarà un sacco di gente.
Ci sarà da leggere e ci sarà da cantare.
Ci sarò io e ci saremo noi…
 
… con in testa un pò di sole ed in bocca una canzone.
 

L’Agorà 2009 ha inizio. Caravaggio, stiamo arrivando!
Che ormai queste cose, sono uno stile di vita.

Polla

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"Polla, hai mai visto ‘l’attimo fuggente’?"
"Certo!"
"Cavoli l’ho visto ieri per la prima volta  e mi è piaciuto tantissimo!"
"E’ fantastico, si!"
"Non so perchè ho pensato fosse un ‘film da Polla’."
"Ah si..?"
"Si.. secondo me io, te e Ali saremmo state le prime ad alzarci in piedi sui tavoli:
‘Capitano, mio capitano..!?’ alla Patty."
"ahahah…!! Si si, assolutamente! Vedo già la scena … "
[..]
 

 
 Se mi chiederai: "chi sei?"
Risponderò Polla.
Anche se a te non dirà niente, questo nome.
 
A me racconta due storie.
A me delinea due quadri.
In me apre un buco.
In me produce musica. 
A me fa vibrare il cuore.
A me trapassa il cranio.
A me, riempie.
 
A me manca, tremendamente.
(Quintano, dove siete?)

Canto al tè alla liquirizia

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L’INFINITE’
 
Sempre caro mi fu questo squisito infuso,
e questo bicchiere, che da tanta parte
dell’unico bar lo guardo esclude.
Ma bevendo e mirando, indeterminati
spazi di là da quello, e inumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel degustar mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come la liquirizia
odo stormir tra queste papille, io quello
infinito silenzio a questo sapore
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e la morta astinenza, e il presente e
vivo, e il suon di lui. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio
e il naufragar m’è dolce in questo tè.
 
Causa American Bar chiuso
e Dinner che fa troppa fatica ad andare a Milano a fare la scorta,
 la foto è un falso d’autore.
Provvederemo prossimamente.

Non la sopporto la gente che non sogna

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Digitate play in modo tale che alle vostre orecchie arrivi musica.
Nessuna canzone dalle parole comprensilbili,
solo suoni leggeri che strisciano, evaporano: volano.
Ora concedetevi di ascoltare il
silenzio.
Scoverete tra le sue piaghe il ritmo del vostro cuore;
melodie parallele a tutto ciò che succede.
Incrocerete il sibilo del vostro respriro
semplice eco del presente.
E poi come non imbattersi nel Sogno ?
Ci viene incontro correndo,
sbatte contro la nostra spalla,
ci lascia lì, perplessi e insoddisfatti.
Corre lui, corre via …
 
Perchè corri?
Chiede lei. Sorride. Lo stava aspettando.
Mi fai sempre le stesse domande.
E tu non mi dai mai le risposte!
A te non piacciono le mie risposte.
Pausa.
Sono stanca di inseguirti.
No, sei stanca di non riuscire a superarmi.
Beh, in ogni caso sono stanca!
Ok, allora stai qui seduta a far niente.
Il vuoto è molto interessante a volte, sai. Ciao!
Riparte lui. Corre e va.
Sai che non ne sono capace.
Sussurra lei.
silenzio.
Aspettami!
Grida, allungando la mano …

" E mi attacco alle stelle che altrimenti si cade ! "

Precipitavo da una favola

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Stando alla saga di Twilight
quando una persona si trasforma in vampiro
ha un potere speciale.
Questo potere è l’estensione all’ennessima potenza
della qualità migliore dell’individuo in questione.
 
Ora. Se io diventassi un vampiro
che potere speciale avrei ?
(quanto odio i condizionali)
 
Ho una mezza idea a ruguardo.
Ma preferirei dover scegliere:
 
_ " Vorrei [ leggere ] sentire
gli | altrui| pensieri ! " _
 
[ non tutto. una parte. delimitata ]

Andare a piedi fino a dove non senti dolore solo per capire se sai ancora camminare

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Vorrei essere presente al mio funerale.
Sarò vento allora (il mio vento);
sarò ricordo;
sarò parola;
ma sarò (il verbo essere funziona solo al plurale).
 
Vorrei essere presente al mio funerale
per vedere chi c’è.
Esplorare i loro volti, percepire le loro emozioni.
Ascoltare i loro sentimenti.
 
A chi di loro avrò cambiato la vita?
Con chi di loro avrò scambiato un pezzo di cuore?
Chi sarà il primo che vedrò?
Chi di loro porterà una maschera?
Chi di loro mi conoscerà davvero?
Ma loro, chi saranno?
 
 
Vorrei essere presente al mio funerale
e comprendere quante impronte ho lasciato
nelle storie che mi hanno attraversato.
 

[ Non ci accorgiamo dell’immenso potere che abbiamo … ]

E poi alzo il volume di questo silenzio che fa stare bene

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Avete notato come tutto è quieto quando cade la neve?
È perché la neve assorbe tutti i suoni.
C’è molto da imparare dalla neve.

Quando incontrate delle avversità, invece di reagire negativamente,
lasciate che la vostra mente assorba e dissolva il problema.
In questo modo resterete calmi e in pace.

Cercate di scoprire come praticare in modo che i problemi svaniscano.
Ricordate la pace che porta una nevicata e calmate la mente.   
         

                                                                                             

(Maestro Sheng Yen)

 

Mi metto in |Standby|ragazzi.

Muovete il mouse per riattivarmi…

Libera quanto basta per dare alla tua strada un nome e l’ultima risposta.

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Apro faccia libro e opto per un quiz.
Mi diverte fare quei giochini
e vedere che profilo sbuca fuori dallo schermo.
Ci cavo sempre qualcosa dalle parole.
Anche se stasera, sono loro che cavano me…
 

 

 " Il tuo io è combattuto tra ciò che sei e ciò che vorresti essere.

 Vorresti cambiare il mondo, ma sei cosciente di non poterlo fare.

E così mascheri agli altri il tuo dolore, al punto che il tuo grido di liberazione esce muto,

proprio come nell’opera "Il Grido" di Edward Munch. "

 

 

 

Colpita.

E affondata.

 

La componente caotica: click

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E’ inutile comprendere perché
a volte i pensieri si confondono
e mischiano speranze e realtà
segnali che si perdono così
un radar pronto quando chiude il cielo e noi
colpevoli di troppa oscurità
.


 

Io resto acceso
Tutta la notte
Come un faro
E una antenna
Capto gli umori
E segnalo
Gli scogli che mi circondano

 

 

Vedersi vivere
da sempre nelle storie di qualcuno
e per la strada poi
sentivo una pellicola vicino.

 

[ Lei sa rimpiangere,
lei sa urlare a voce spenta
e guarda immobile
la vita d’altri che
la rifletterà
come un viaggio a metà. ]

 

Posa l’orecchio sul bicchiere, e sente il mare…

 

(Subsonica, testi vari)

 

Who

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Riflessioni:

1° – che io non ero per gli altri quel che finora avevo creduto d’essere per me

2° – che non potevo vedermi vivere

3° – che non potendo vedermi vivere, restavo estraneo a me stesso, cioè uno che gli altri potevano vedere e conoscere,

ciascuno a modo suo; e io no

4° – che era impossibile pormi davanti questo estraneo per vederlo e conoscerlo; io potevo vederlo, non già vederlo

5° – che il mio corpo, se lo consideravo da fuori, era per me come un’apparizione di sogno;

 una cosa che non sapeva di vivere e che restava lì, in attesa che qualcuno se la prendesse

6° – che, come me lo prendevo io, questo mio corpo, per essere a volta a volta quale mi volevo e mi sentivo,

così se lo poteva prendere qualunque altro per dargli una realtà a modo suo

7° – che infine quel corpo per sé stesso era tanto mente e tanto nessuno, che un filo d’aria poteva farlo starnutire,

oggi e domani portarselo via.

 

A chi dire “io”? che voleva dire “io”, se per gli altri aveva un senso e un valore

che non potevano essere mai miei;

 e per me, così fuori degli altri, l’assumerne uno diventava subito l’orrore

di questo vuoto e di questa solitudine?

 

(Uno, nessuno, centomila, Luigi Pirandello)

Fallimento

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Ho fallito una volta.
Si, ho fallito.
Semplicemente (= non ulteriormente scomponibile).
E sto pagando.
Sto pagando il tuo silenzio,
la tua indifferenza.
E sto pagando caro.
E pagherò.
Finirò mai di pagare?
 
Troppe coordinate,
ci sono troppe coordinate.
E’ tutto così orizzontale… 

Vi regalo una storia…

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    LA PIETRA AZZURRA

 

Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio.

    Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti. Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri.

    “È per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?”

    Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: “ Quanti soldi hai?”.

    Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina.

    “Bastano?” disse con orgoglio. “Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c’è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che questo regalo la farà molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi”.

    L’uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l’astuccio.

    “Prendilo” disse alla bambina. “portalo con attenzione”.

    La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo.

    Un’ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurri. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò:

    “Questa collana è stata comprata qui?”

    “Si, signorina”

    “E quanto è costata?”

    “I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me”.

    “Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo!”.

    Il gioielliere prese l’astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza.

    “Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva.”

 

    “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio

perché chi crede in lui non muoia ma abbia vita eterna”

(Vangelo di Giovanni 3,16).

 

 

 

A chi si sente solo
a chi ha la gioia nel cuore,
a chi vorrebbe essere amato
a chi vorrebbe donare,
a chi ha sbagliato
a chi vorrebbe volare.

A chi è in guerra
a chi si sente in pace
a chi soffre in silenzio
a chi sa perdonare.

A chi non ha occhi per vedere
a chi sa ascoltare.
A chi ha una meravigliosa famiglia
a chi è lontano dalla sua terra
a chi ha degli amici
a chi invece ne vorrebbe da amare.
A chi è povero
a chi desidera una casa
per vivere questo Natale..
A te a me…
a tutti NOI!

Per un Natale di festa, gioia e stupore
fuori ma soprattutto dentro di te…

Auguri!! 

 

 

 

Il regalo di Natale

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Era una signora che aveva comprato un copriletto orribile.

L’aveva comprato per disperazione, pagandolo cinque euro, a una vendita di articoli di seconda mano.

Ogni volta che rifaceva il letto, distendeva il copriletto con una smorfia di disgusto.

Poi, un giorno, sfogliando un catalogo di vendita per corrispondenza trovato per caso, vide lo stesso copriletto firmato da un notissimo stilista.

Costava trecento euro!

Non appena scoprì il prezzo del copriletto, esso acquistò tutt’altra bellezza ai suoi occhi.

 

Alcuni uomini non sanno

quant’è importante che essi ci siano.

Alcuni uomini non sanno

quanto faccia bene, anche solo vederli.

Alcuni uomini non sanno

quanto sia di conforto il loro benevole sorriso.

Alcuni uomini non sanno

quanto sia benefica la loro vicinanza.

Alcuni uomini non sanno

quanto saremmo più poveri senza di loro.

Alcuni uomini non sanno di essere un dono del cielo.

Lo saprebbero se noi glielo dicessimo.

Troppe molecole di tristezza galleggiano nell’aria

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Mancano pochi giorni a  Natale.
Ma sono talmente raffreddata che non riesco a sentirne il profumo…
Niente di niente. Pazzesco.
Capto invece molecole alquanto subdole:
elettroni che a furia di girare entrano in circolo e non ti mollano più.
Altro che virus, queste cellule senza vita (linguaggio biologico zero!) che si riproducono così.
Un dolor quotidiano cambia, cresce pari al corso del suo tempo.
 
 
Anche la luna
non sembra
la stessa di ieri,
le manca il sorriso
di tutte le stelle,
perché questa sera
non brillano in cielo
si sono nascoste
dietro a nuvole nere.
Non cantano i grilli
gli uccelli,
dormono tutti 
ed è solo un silenzio
la notte che viene.
Come cambia la vita,
basta un battito di ciglia
e la gioia
lascia il posto 
alla tristezza
che ti fa compagnia.
Chissà
quelle nuvole nere
se fan parte del cielo
oppure… 
sono dentro di me
e ad occhi chiusi
riesco a vedere
quello che 
mi nasconde 
la bugiarda realtà.
 

 
Si necessita una disinfestazione immediatamente. 
 

E intanto mi ricordo un perchè dei perchè ho scelto  psicologia….

L’esperto

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Un uomo decise, un giorno:

“Voglio conoscere tutto e, se fosse necessario, farò il giro del mondo”.

Così disse e così fece. L’uomo si mise a percorrere il mondo.

Dai più grandi professori imparò la geografia, la storia

e l’intera gamma delle scienze.

Scoprì la tecnica, si entusiasmò per la matematica,

si appassionò all’informatica.

Registrò su video, dischetti e Cd tutto quello che aveva imparato e scoperto.

Ritornò a casa soddisfatto e felice.

Diceva: “Ora conosco tutto”.

Qualche giorno dopo fece visita ad un famoso personaggio, conosciuto in tutto il mondo per la sua straordinaria sapienza.

L’uomo voleva confrontare il suo sapere con quello del saggio. Tirarono a sorte per sapere quale dei due avrebbe dovuto porre la prima domanda.

 La sorte designò il grande saggio, il quale si rivolse all’uomo e gli domandò:

 “Che cosa sai dell’amicizia?”.

L’uomo ripartì, senza dire una parola.

Sta ancora percorrendo il mondo.

 

 

Amare è la sfida più ambiziosa dell’intera esistenza.

La più intensa. La più soddisfacente.

Diglielo a quelli che ami:

“Voglio farti sapere quanto sei importante per me, che puoi essere il creatore della persona che è in me, se vuoi.

Tu solo puoi abbattere il muro dietro al quale sto tremando.

Tu solo puoi vedere dietro la mia maschera.

Tu solo puoi liberarmi dal mio mondo d’ombra, fatto di panico, d’incertezza e di solitudine.

Perciò, ti prego, non passare oltre.

So che per te non sarà facile. La convinzione di non valere nulla erige muri solidi.

E più ti avvicini a me, e più forse, io reagirò ciecamente.

Vedi, a quanto sembra io combatto contro ciò di cui ho più bisogno.

 Ma mi hanno detto che l’amore è più forte di ogni muraglia, e in questo sta la mia sola speranza.

Perciò abbatti questi muri con le tue mani salde ma gentili, perché ciò che vi è d’infantile in me è molto sensibile e non può crescere dietro questi muri.

Perciò non desistere.

Ho bisogno di te.”

 

 

 

 

Tratto da "La vita è tutto quello che abbiamo"

di Bruno Ferrero,

regalatomi da Robi,

a cui va il mio supergiga GRAZIE!

Oggi ho incontrato la Vita

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Per  essere  felici  bisognerebbe  vivere.
Ma  vivere  è  la  cosa  più  rara  al  mondo.
La  maggior  parte  della  gente  esiste  e  nulla  più.
(Oscar Wilde)
 
 
Mi hai preso per mano,
risvegliandomi da un sogno che ormai mi si è cucito addosso.
Mi hai ricordato
come inizia il tutto:
il giorno del debutto in scena.
Mi hai presentato Passato e Ricordi:
compagni che non si staccano mai e a cui non so dare altro nome.
Mi hai scaraventato
nell’intermedio:
tutto ciò che succede mentre programmiamo qualcos’altro.

Mi hai mostrato
la fine, la tua fine.
Mi hai regalato
un sorriso
in mezzo a 500 facce vuote.
Mi hai acceso una luce
su un dono che  dubito sempre di avere.
Mi hai ricondotto

davanti a Lui, immersa in quel denso silenzio. 
Mi hai lasciato con una domanda:
ho solo un compito vero?
Sorridere…
 
 
Jonny ha gli occhi di chi guarda il mondo come un trapezista
che ha fiducia in chi ha nelle mani la sua lista,
e si getta per un attimo nel cielo del tendone
per vedere le stelle da vicino.
 
E poi riprende il suo cammino.
(Jonny, Nomadi) 
 
19 dicembre 2008
 

… e se sei giù ti tira su!

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Paolo, con la faccia triste e abbattuta, si ritrovò con la sua amica Carla in un bar per prendere un caffé.

Depresso, scaricò su di lei tutte le sue preoccupazioni… e l’università… e i soldi… e il rapporto con la sua ragazza…
Tutto sembrava andar male nella sua vita.
Carla introdusse la mano nella borsa, prese un biglietto da 50 euro e gli disse:
– Vuoi questo biglietto?
Paolo, un pò confuso, all’inizio le rispose:
– Certo Carla, sono 50 euro, chi non li vorrebbe?
Allora Carla prese il biglietto in una mano, lo strinse forte fino a farlo diventare una pallina.
Mostrando la pallina accartocciata a Paolo, gli chiese un’altra volta:
– E adesso, lo vuoi ancora?
– Carla, non so cosa intendi con questo, però continuano ad essere 50 euro, certo lo prenderò anche così, se me lo dai.
Carla spiegò il biglietto, lo gettò al suolo e lo stropicciò ulteriormente con il piede, riprendendolo quindi sporco e segnato, disse:
– Continui a volerlo?
– Ascolta Carla, continuo a non capire dove vuoi arrivare, rimane comunque un biglietto da 50 euro e, finché non lo distruggi conserva il suo valore…
– Paolo, devi sapere che anche se a volte qualcosa non esce come vuoi, anche se la vita ti piega o accartoccia, continui a essere tanto importante come lo sei stato sempre… Quello che devi chiederti è quanto vali in realtà, e non quanto puoi essere abbattuto in un particolare momento.
Carla mise il biglietto spiegazzato di fianco a lui, sul tavolo, e con un sorriso disse:
– Prendilo per ricordarti di questo momento quando ti sentirai male o per poterlo usare con il prossimo amico che ne abbia bisogno… però mi devi un biglietto nuovo da 50 euro.
Gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò verso la porta.

Noi che…

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Ho un odio innato per le catene.
Sia quelle via email, che quelle via cellulare.
Ma questa ha un non so che di particolare: un bel tuffo nel passato ogni tanto ci sta…
Chissà che non strappi qualche sorriso antico anche a voi….A bocca aperta
(Se la sapete già, sforzatevi di rileggerla: ne vale la pena come dice la Jennina..)
Buona nuotata!!
 

Noi che…

 

Noi che…
ci divertivamo anche facendo ‘Strega comanda colore’ e ‘il lupo mangiafrutta’ 

 

Noi che…
giocavamo regolarmente a ‘Ruba Bandiera’ (detto anche ‘bandierina’).


Noi che…
non ci facevamo mai mancare ‘dire fare baciare lettera testamento’.

 

Noi che…
i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.


Noi che…
quando giocavamo col Lego facevamo anche castelli alti 6 piani che non si smontavano mai.

 

Noi che…
chi andava in bici senza mani era il più figo.


Noi che…
anche quelli che impennavano però non se la tiravano poco.

 

Noi che…
suonavamo al campanello per chiedere se c’era l’amico in casa.

 

Noi che…
facevamo a gara a chi masticava più big babol contemporaneamente. 

 

Noi che…
avevamo adottato gatti e cani randagi (nei casi peggiori bruchi!) che non ci hanno mai attaccato nessuna malattia mortale, anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca.

 

Noi che…
i termometri li rompevamo, e le palline di mercurio giravano per tutta casa.


Noi che…
dopo la prima partita c’era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella. 


Noi che…
giocavamo a ‘Indovina Chi?’ anche se conoscevamo tutti i personaggi a memoria.  


Noi che…
sul pullman della gita giocavamo a ‘nomi cose e città’ (e la città con la D era sempre Domodossola).

 

Noi che…
con 100 lire ti prendevi una cicca con 500 un pacchetto di figurine dei calciatori.


Noi che…
le cassette della Disney le abbiamo viste così tante volte che ora a distanza di anni sappiamo ancora cosa cantavano Robin Hood e Little John. 

 

Noi che…
in TV guardavamo solo i cartoni animati (e abbiamo avuto la fortuna di vedere la prima serie dei power rangers.. l’unica seria!!)

 

Noi che…
litigavamo su chi fosse più forte tra le tartarughe ninja.

 

Noi che…
cercavamo di far sorridere i sofficini ma si rompevano sempre in 2 (uffi).  


Noi che…
non avevamo il cellulare per andare a parlare in privato.

 

Noi che…
i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno a nostro rischio e pericolo. 

 

Noi che…
c’era la macchina fotografica usa e getta e facevi fino a 20 foto!!!

 

Noi che…
non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola o della Bauli con l’albero decorato annesso.

 

Noi che…
le palline di natale erano di vetro e si rompevano.


Noi che…
se guardavamo tutto il film fino alle 22:30 eravamo andati a dormire tardissimo!!

 

Noi che…
guardavamo film dell’orrore anche se si aveva paura.

 

Noi che…
giocavamo a calcio durante l’intervallo con.. qualsiasi cosa! 

 

Noi che…
suonavamo ai campanelli e poi scappavamo.


Noi che…
nelle foto delle gite facevamo le corna ed eravamo sempre sorridenti.

 

Noi che…
il bagno si poteva fare solo dopo 2 ore che avevi finito di mangiare. 

 

Noi che…
a scuola andavamo con cartelle da 2 quintali e senza rotelle.

 

Noi che…
quando a scuola c’era l’ora di ginnastica partivamo da casa in tuta e con le scarpette nello zaino.


Noi che…
se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore.

 

Noi che…
le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google. 

 

Noi che…
internet non esisteva.
 

Noi che…
la merenda a scuola te la portavi da casa. 

 

Noi che…
se andavi in strada non era così pericoloso.

 

Noi che…
sapevamo che erano le 4 perché stava per iniziare BIM BUM BAM.

 

Noi che…
il primo novembre era ‘Tutti i Santi’, mica Halloween.

 

Noi che…
ci manca quel periodo..


Ma che fortuna esserci stati..